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Carloforte

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Carloforte è l’unico paese e comune dell’isola di San Pietro, la seconda dell’arcipelago sulcitano, di formazione vulcanica. Si tratta di un’enclave genovese in Sardegna che ancora oggi conserva la lingua e le tradizioni liguri. La cittadina nacque nel 1738 in seguito alla concessione dell’isola da parte del re Carlo Emanuele III ad un gruppo di famiglie originarie di Pegli, in Liguria, ma residenti a Tabarka, in Tunisia. Costoro erano stati originariamente trapiantati qui nel Cinquecento dai Lomellini, i signori di Pegli, per sfruttare i ricchi banchi di corallo a poca distanza dalla costa tunisina, ma due secoli più tardi erano ormai continuamente oggetto di vessazioni da parte del bey di Tunisi e ridotti pressoché in schiavitù. Carlo Emanuele III, allora, che desiderava togliere ai corsari, che vi avevano un importante punto d’appoggio, l’isola di San Pietro, la concesse a Don Bernardino Genoves, Marchese della Guardia, col titolo di Duca di S. Pietro, e ordinò il trasferimento dei Tabarkini nell’isola sarda. Il centro abitato fu originariamente costruito in legno a partire dal 1738 secondo un tracciato viario progettato dall’ingegnere A. De la Vallée, ma in seguito ad un disastroso incendio fu rinnovato con costruzioni in muratura.

L’isola fu comunque sempre abitata fin da epoca preistorica, come indica la presenza di alcuni nuraghi. Conosciamo anche il suo nome fenicio, ‘YNSM’ ovvero Inosim (“isola degli sparvieri”), conservato in un’iscrizione punica del III sec. a.C. rinvenuta a Cagliari, che fa riferimento ad un luogo di culto del dio Bashshamem nell'”isola degli sparvieri”, nome che San Pietro conservò anche in età romana (“accipitrum insula”). L’abitato di Carloforte presenta uno schema urbanistico molto regolare, frutto della progettazione accurata che accompagnò la sua fondazione. Anche le emergenze monumentali più importanti risalgono all’epoca della fondazione. La chiesa dei Novelli Innocenti, vicino all’abitato, presenta un impianto tardo-barocco, impostato sulle rovine di una chiesa del ‘200, costruita a ricordo di un naufragio presso le coste di San Pietro di due navi in cui perì una parte di quei bambini nel 1212 presenti nella semileggendaria “Crociata dei fanciulli” e che poi in Siria furono venduti come schiavi. La chiesa duecentesca fu costruita per ordine di papa Gregorio IX in memoria dei fanciulli periti nel naufragio. L’interno dell’attuale edificio è ben proporzionato e ha di notevole la bella volta ribassata che copre l’aula unica. La chiesa parrocchiale di Carloforte, di forme neoclassiche, è invece dedicata a San Carlo Borromeo e fu aperta al culto nel 1775. La facciata ha un coronamento a timpano ed è suddivisa in due ordini da una trabeazione aggettante. L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, è coperto da volta a botte. L’elemento più vicino all’estetica barocca è l’originale campanile, sfalsato rispetto alla facciata. In una zona subito a nord di Carloforte è stato localizzato un insediamento di età punica, testimoniato dai resti affioranti di un edificio posto in posizione dominante, con un ambiente maggiore rettangolare ed altri ambienti minori che occupano un’area abbastanza vasta. Sempre nella stessa zona, sono stati riconosciuti i ruderi di una cinta fortificata costruita con grandi blocchi squadrati. Parte della necropoli punica, con le sue tombe a camera scavate nella vulcanite, è attualmente visibile tra il viale Salvo D’Acquisto e la salita Giorgio Rombi.

Ma sono le coste il maggiore motivo di interesse di Carloforte. I litorali dell’isola alternano arenili sabbiosi, come La Bobba o Guidi, ad incantevoli calette rocciose, come Cala Fico, i cui fondali ricchissimi di pesci stupiscono chiunque si immerga in queste acque. Lungo la costa si ergono a qualche metro dalla falesia Le Colonne, due faraglioni alti 16 m circa, oggi protetti come monumento naturalistico.

 

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